Saint X - Alexis Schaitkin Page 0,2

“Siamo atterrati ieri sera.”

Ogni inverno la famiglia va in vacanza in un resort tropicale diverso, una settimana di tregua dal loro sobborgo assediato dalla neve che li tempra per i mesi bui e freddi a venire. Hanno visto palme chinate a baciare la spiaggia. Hanno visto acqua chiara come un ghiacciaio e calpestato sabbia soffice come panna. Hanno visto il sole trasformarsi, verso sera, in un enorme tuorlo arancione che rompendosi si riversa sul mare. Hanno visto il cielo notturno tempestato di esili stelle blu.

“Ma guardate un po’ che splendida giornata vi ha riservato la nostra isola!” Con il braccio scheletrico gesticola a caso verso il cielo, verso il mare. “Cosa posso portarvi oggi?”

“Due punch al rum e due alla frutta,” ordina il padre.

Alison sospira appena.

Lo smilzo ritorna poco dopo (ci ha messo troppo, pensa il padre, come tutti gli altri padri su questa striscia di sabbia; lo smilzo è un chiacchierone, uno sfaticato). Porta un vassoio di bibite guarnite con ciliegie al maraschino e fiori d’ibisco.

“C’è una partita di pallavolo oggi pomeriggio. Che ne dici di unirti a noi?”

“Tesoro, ti piacerebbe tantissimo!” la madre si rivolge ad Alison.

La ragazza si volta. Nonostante gli occhiali da sole, la donna è sicurissima che dietro le lenti sua figlia la sta fulminando con lo sguardo.

Lo smilzo batte le mani. “Perfetto! Allora sarai dei nostri, signorina?”

La ragazza si sistema gli occhiali. “Forse.” (Di recente è diventata bravissima a pronunciare anche le parole più innocue con un’allusività malcelata. La madre ci ha fatto caso.)

“Siamo più da tintarella, vero?” commenta l’uomo.

Il viso di Alison diventa paonazzo.

Il padre fruga nel portafoglio ed estrae un paio di banconote dal malloppo ritirato ieri in banca. (Era solo ieri? Già sente che l’isola inizia a fargli effetto come un elisir di giovinezza.)

“Grazie, signore.” Lo smilzo infila i soldi in tasca e prosegue il giro della spiaggia.

“Bravo ragazzo,” osserva il padre.

“Simpatico,” concorda la madre.

“Allora?” dice il padre, sollevando il bicchiere.

La madre sorride. Clairey non stacca gli occhi dalla ciliegia. Alison agita il drink esibendosi in una collaudata manifestazione d’insofferenza.

“Brindiamo al paradiso,” dice il padre.

Nella canicola pomeridiana, il ciccione percorre la spiaggia fermandosi davanti a ogni gruppetto di sdraio. “La partita di pallavolo inizia fra cinque minuti,” bisbiglia. Annuisce con fare imbarazzato, si allenta il colletto e passa oltre. Gli ospiti lo squadrano. È proprio grosso, di quei grossi che non passano inosservati. Si chiama Clive. Gogo, per tutti quelli che lo conoscono.

“Datti un po’ da fare, bello! Ci mancano ancora quattro giocatori!” gli urla lo smilzo dal campo di pallavolo, con le mani a megafono intorno alla bocca. “La partita dei campioni! Ultima chiamata, ultima chiamata!”

Sentendone le urla, gli ospiti che stavano dormendo o leggendo scuotono la testa e sorridono indulgenti. Hanno capito che lo smilzo è un elemento fondamentale di questo posto, garantisce alla spiaggia energia, divertimento e quelle vocali troppo aperte, impastate.

Alison si toglie le cuffie e si alza. “Ti va di vedermi giocare, Clairey?” e tende la mano alla bambina.

Mentre le sorelle raggiungono il campo, i ragazzi riemergono dalle sdraio e s’incamminano con nonchalance al loro seguito. A ripensarci bene una partitella è proprio quello che ci vuole.

Lo smilzo conta i giocatori, uno, due, uno, due. Claire si siede a bordocampo.

“Mi faranno comodo due occhi in più, signorinella,” le dice sorridendo. Le scompiglia i capelli e lei si irrigidisce.

Poco prima che la partita inizi, Alison si sfila la tunica e la lascia cadere sulla sabbia accanto alla sorella. Gli sguardi degli altri giocatori si posano su di lei, ma tutti fingono di non aver notato l’enorme cicatrice rosa che le percorre la pancia. Per un istante resta perfettamente immobile, mentre ammirano il suo spettacolo segreto. Poi agguanta la palla e la lancia in aria.

Non può dirsi una partita entusiasmante. Un paio di liceali e di studenti del college, qualche giovane papà ancora piuttosto in forma, una donna che si tuffa ogni volta che la palla le sfreccia accanto, un marito e una moglie sui trentacinque – la pancetta di lui sporge dall’elastico del costume, bermuda con una fantasia di delfini, mentre il corpo perfetto della moglie sprigiona l’aura delle ore febbrili trascorse a sgobbare in palestra – e un signore che se la cava alla grande ma il cui zelo eccessivo (schiacciate di immotivata aggressività, il continuo ripetere “permettetemi un consiglio” con cui cerca di spronare la sua squadra) inizia presto a dare sui nervi a tutti.

La partita prosegue, e i giocatori chiacchierano del più e del meno. Si scopre così che due coppie vengono da New